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La debacle di Torino è ancora difficile da metabolizzare vista la pochezza espressa dalla squadra.
A memoria facciamo fatica a ricordare una prestazione del genere: non è soltanto lo score di fine gara a rendere amara la sconfitta (zero tiri, zero calci d’angolo, ma anche zero cross e zero azioni pericolose), ma l’aspetto più preoccupante è stato l’atteggiamento della squadra apparsa remissiva e priva di mordente con nemmeno uno scatto d’orgoglio.
Sul banco degli imputati c’è inevitabilmente il mister che nonostante le attenuanti (squadra allestita in ritardo e con tanti giovani stranieri), non è riuscito a dare un’identità di gioco alla squadra dato che non si è vista un’organizzazione di gioco, una sovrapposizione, un movimento senza palla.
Inoltre non si capisce ancora quale sia il blocco di giocatori titolari cui puntare, considerando i cambi effettuati tra la gara con l’Inter (dove qualcosa di buono si era visto) e quella di Torino.
Non solo i nuovi, ma anche i “vecchi” come il capitano Cascione, sono sembrati irriconoscibili e i giovani cui la società ha puntato (su tutti Quintero, ma anche lo stesso Vukusic) ancora trovano adeguato spazio.
L’impressione avuta è quella di una squadra che è al primo giorno di ritiro e che ancora sa cosa vuole l’allenatore il quale anche nelle interviste post partita, è sembrato titubante ed ha cercato in qualche modo di giustificare la prestazione con l’espulsione e la rete in fuorigioco, invece di fare magari il mea culpa (vedi ad esempio Sannino) chiedendo scusa ai tifosi, specie per tutti quelli che hanno seguito la squadra in Piemonte.
La piazza di Pescara non si accontenta di squadre remissive e timorose che giocano per il punticino, ma si è portati a prediligere un calcio propositivo (e questo senza voler scomodare il recente e antico passato): magari la partita si perderà ugualmente, ma c’è modo e modo di perdere.
La società a quanto pare è disposta a dar fiducia al tecnico che avrà due settimane di tempo per presentare una squadra dignitosa alla ripresa del campionato contro la Samp, appuntamento che diventa già molto importante, nonostante si siano giocati soli 180 minuti che tra l’altro sono bastati ai media per etichettarci come cenerentola del campionato e già condannati alla retrocessione.
Ci sono esempi di squadre, vedi il Cagliari di Allegri di qualche anno fa, che addirittura persero le prime 5 giornate e poi finirono il campionato alla grande, ma in quei casi c’era solo mancanza di risultati e non di gioco, cosa che purtroppo non è l’attuale Pescara.
Detto questo la speranza è che mister e calciatori trovino immediatamente il bandolo della matassa e che dalla prossima gara scenda in campo una squadra che giochi al calcio, il resto proveremo a farlo noi tifosi incitando come sempre le nostre maglie, anche se la fiducia è inevitabilmente a tempo.
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Inserita il: 03/09/2012
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