|
Ricorrenza del: 10/07/1993
.
PESCARA, TUTTI COLPEVOLI
PESCARA, TUTTI COLPEVOLI Repubblica — 10 luglio 1993 pagina 26 sezione: SPORT
MILANO - Ancora una sentenza rigorosa, senza cedimenti: la Commissione Disciplinare ha condannato tutti i protagonisti della vicenda Pescara, sposando in toto la tesi della Procura Federale. Cinque ore di sala di consiglio per decidere a chi credere, chi punire e come. Mai come in questo caso, la linea di demarcazione era netta, irrimediabile per tutti gli accusati. Da una parte l' imputazione di illecito per il direttore generale del Pescara Marino, e dietro a lui la responsabilità oggettiva della società, quella presunta del Taranto, l' omessa denuncia di tre giocatori (Camplone, Pagano, Righetti), quella del tecnico Galeone. O colpevoli tutti o tutti innocenti, così come aveva chiesto due sere fa, in un' arringa inusuale, il difensore di Marino, Chiusano. Il presidente della Juventus, che ieri mattina doveva recarsi improrogabilmente a Roma, aveva infatti chiesto e ottenuto di parlare prima ancora delle richieste del p.m., soluzione accolta con un sorriso dal collegio d' accusa. A sua volta, anche il procuratore federale Martellino era impegnato con la Caf per la vicenda Perugia. Ma, particolare non secondario, ha preferito lasciare ai suoi collaboratori l' incarico della requisitoria. Quando, dopo una breve prolusione dell' avvocato Barbieri, ieri mattina Carlo Porceddu ha preso la parola, è bastata una manciata di parole per capire chi stava prendendo davvero in mano le sorti del processo. Porceddu ha riannodato a una a una le maglie interrotte della vicenda, ma soprattutto ha ribaltato in maniera irrimediabile la linea difensiva di Chiusano. Galeone non più teste inattendibile, ma elemento processuale di rilevanza importantissima. Appoggiandosi le parole ai verbali delle sette deposizioni rilasciate dal tecnico, quattro alla magistratura ordinaria e tre a quella sportiva, Porceddu ha ricordato il timore della società di fronte alla reazione del tecnico ("Come faccio a firmare il nuovo contratto, se mi vendete le partite?"), "perchè Galeone è leale, onesto, insomma un po' fessacchiotto, e ha il vizio di denunciare gli illeciti, meglio bloccarlo subito". Così, secondo l' accusa, Marino è costretto a rassicurare i giocatori, che temono più l' allenatore del presidente, sul pieno accordo del tecnico "a non impegnarsi troppo". E se nella prima giornata del dibattimento Galeone ha molto attenuato la portata delle accuse, succede "perchè Galeone è un generoso e ha cercato di salvare la società e i giocatori anche a costo di essere scomposto". Per Marino le parole più dure: "E' uno scafato uomo di calcio, sa che non può permettersi di proporre direttamente l' illecito, quindi mette in atto le sue manovre aggiratorie, ma astutamente finalizzate, mente e mente ancora". E un attimo prima di chiudere la requisitoria, durata poco più di un' ora: "Secondo il giocatore Ferretti, mai, nei sei anni trascorsi a Pescara era successo che un sabato prima della partita venissero messi in discussione i premi". Subito dopo è cominciata la sequenza degli avvocati difensori, interrotta dal breve intervento di Galeone, sprovvisto di assistenza legale visto che anche l' avvocato Di Biase era rientrato a Pescara. Penultimo della lista, il difensore del Pescara Silvestri, sostenitore inossidabile della teoria del complotto, ordito da Galeone, complici giornali, radio e televisioni locali ai danni di Scibilia e Marino. In coda, la replica del giovane collaboratore di Chiusano, Chiappero, che ha cercato inutilmente di correggere la rotta difensiva sconvolta dalle dichiarazioni di Galeone. Il tecnico non è rimasto sorpreso dalla sentenza, "conseguente all' andamento del dibattito". Stravolto Marino: "Un giudizio assurdo, da tribunale dell' Inquisizione". Tra dieci giorni l' appello. - di LICIA GRANELLO |