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Ricorrenza del: 11/06/2010
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DE CECCO RISCHIA LA SUA PORSCHE
Tratto da "il Messaggero del 11.06.2010 di PIERPAOLO MARCHETTI
PESCARA La Porsche del presidente De Cecco è parcheggiata a due passi. Nera e lucente. Massimo Ganci la guarda e gli occhi un po’ gli brillano. La scommessa è allettante. «Se fai tredici gol ti regalo la mia macchina» aveva buttato lì il patron qualche tempo fa, per stimolare un giocatore che stentava a ritrovare se stesso. Forse neanche lui credeva che il suo bomber si sarebbe trasformato di lì a poco e adesso gli mancano appena un paio di gol. E che gol, visto che coinciderebbero con la possibile promozione: «Mancano due gol, e non tre. Il presidente conosce il motivo... Già oggi, durante l’allenamento, gli ho chiesto scherzando se aveva comprato i biglietti dell’autobus per tornare a casa domenica... Ovviamente scherzo. Quando hai davanti un obiettivo come quello della promozione, i traguardi personali contano poco. Anzi, nulla». La vigilia è lunga e la temperatura già piuttosto alta. E lo spogliatoio è un caleidoscopio di caratteri: «Ognuno vive questi momenti a modo suo. Qualcuno è già in pieno clima partita, già teso come se dovesse giocare tra cinque minuti. Il peggiore da questo punto di vista? Gessa, soprannominato ”Ansia”. Ma anche Pinna e Mengoni non scherzano. I più tranquilli? Direi Sansovini, Coletti e tutto sommato anche io». Lui di certo ha la serenità di chi vive un momento di condizione straordinario. Un giocatore nuovo, trasformato negli ultimi tre mesi. «Un po’ ha giovato il cambio di guida tecnica. Poi per un attaccante, il gol aiuta. Ti fa ritrovare fiducia in te stesso, ti spinge a rischiare giocate e soluzioni che in altri momenti non avresti neppure tentato. Adesso sento addosso una fiducia straordinaria». E poi deve essere stimolante per un giocatore nutrirsi dell’entusiasmo contagioso che si respira in città: «E’ bellissimo quello che sta succedendo intorno a noi. Per strada ti fermano, ti chiedono di regalare loro questo sogno ed è esattamente quello che vogliamo fare domenica. Vincere qui avrebbe un sapore speciale. Perché questa è una piazza speciale che sta ritrovando l’entusiasmo per il calcio. E noi siamo orgogliosi di avere partecipato a questa piccola impresa. Molto di noi hanno accettato di scendere di categoria, si sono rimessi in gioco perché qui c’era un progetto importante, una società come non se ne trovano neanche in serie B. Ora manca l’ultimo passo». Sta cercando di vivere il primo playoff della sua carriera con naturalezza, ma non è proprio facile: «Cerco di considerarlo una partita importante, ma normale. Non so che tipo di gare verrà fuori domenica, ma so che non dobbiamo pensare che ci basta il pareggio. Meglio giocare per vincere, senza fare calcoli. Al pari non voglio minimamente pensare...» A un gol che vale la B, invece, ci pensa, eccome se ci pensa. Magari con una prodezza, come quella che qualche anno fa, tolse ai biancazzurri molte delle speranze di salvezza. Quella sconfitta interna col Treviso, siglata da un suo gol quasi da centrocampo, spense la luce all’Adriatico: «Me lo ricordo, certo... Ma non fu un gol casuale. Ve lo giuro, avevo proprio cercato la porta... Ormai dovreste saperlo che io ogni tanto ho questi colpi da matto...Magari domenica ci riprovo. Sarebbe il gol della vita...»
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