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Ricorrenza del: 09/09/2011

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ZEMAN: CALCIO MALATO, SERVE UNA SVOLTA

 

Zeman: calcio malato, serve una svolta

«Teppisti e prezzi folli, forse svuotare gli stadi è una strategia per favorire le tv»


PESCARA. Calciopoli, doping, teppisti e prezzi folli. E poi Moggi, Mourinho, Totti... Zdenek Zeman parla di tutto questo e altro ancora in un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso. Tra una sigaretta e l'altra (sette in un'ora), il 64enne tecnico del Pescara si racconta e torna sulle sue denunce. «Se mi sono mai pentito? Eventualmente, avrei dovuto star zitto prima. La verità è pericolosa. Una volta detta, è inopportuno rimangiarsela. Avevo ragione. Non c'era nulla da smentire».

Il calcio è uscito dalle farmacie? «Spero di sì, ma non ne sono convinto. Se si trovano dopati negli altri sport, non fatico a credere che qualcuno cerchi rimedi artificiali alla propria incapacità. La meritocrazia é uno slogan. Nell'ambiente c'é troppa gente che non c'entra niente».

Secondo Zeman «in Italia purtroppo manca la cultura sportiva» e a Luciano Moggi - l'ex dg della Juve che del boemo dice: «Non ha vinto niente, dovrebbe stare zitto» - risponde: «Non ha spiegato che metodi ha usato per vincere. Non sono vittorie quelle. Rappresentano altro».

Adesso c'è il Pescara. «Oggi sono qui. Penso di restare anche domani. Dopodomani si vedrà. Non ho più ambizioni. Le soddisfazioni che potevo ottenere le ho già ottenute tutte. Ho avuto offerte da Real Madrid e Barcellona e ho declinato l'invito perché avevo preso un impegno, dato la mia parola, promesso. Ha idea di quanto sia fondamentale riconoscersi? Non ho neanche l'ombra di un rimpianto, per me é come esserci stato. Ho allenato le migliori squadre al mondo», sorride Zeman che poi parla di Mourinho: «Nel vendere il proprio prodotto é tra i migliori. Gli manca qualche rudimento sul campo. Può ancora impararlo. Non so se tornerà in Italia, dipenderà dalle condizioni economiche del calcio italiano. Non dubito che per lui si tratti di un dettaglio più che decisivo».

E Zeman che rapporto ha con i soldi? «All'inizio dovevo lavorare e mi servivano per campare. Ora pretendo il giusto per non svendermi. L'andazzo é inquietante. Tra pochi anni, di questo passo, gli allenatori pagheranno le società per allenare. Potevo rimanere fermo, ma la mia vita é in mezzo alle linee di fondo e ai fuorigioco. Così ho accettato senza prostituirmi. Sono consapevole che il mio ingaggio pesi sulla società, spero di poterla ripagare. Per ora penso che la società sia in fase di recupero. Di riorganizzazione. L'epoca dei mecenati é finita e stare attenti al denaro non é un sinonimo di vergogna».

Tra i tanti presidenti avuti (Casillo, Corbelli, Corioni, Cragnotti, Sensi) Zeman ne ricorda uno: «Il più simpatico l'ho incontrato a Messina. Si chiamava Massimino. Se ne é andato sei anni fa. Totò Schillaci, la punta, avrebbe dovuto avere il numero nove. Un giorno Massimino, carbonaro, mi prende da parte e fa: "Mister, mi raccomando, dagli l'11. Gli avversari si confondono, lo lasciano libero e lui segna". Erano sciocchezze, ma io le adoravo. Il giorno dell'addio, Massimino mi chiuse in una stanza. "Se non firmi, giuro non ti faccio uscire". Io aprii la porta e non mi voltai. I vecchi padroni delle ferriere mi mancano molto. Erano passionali. Qualcuno si é sparato, molti si sono feriti sul piano economico. Oggi i presidenti non si fanno male. Danneggiano direttamente le società. Sono quasi tutte piene di debiti, perché indebitarsi, oggi, é un divertimento».

Secondo Zeman «il calcio ha perso le sue radici. Non ride, non si stupisce, tiene lontana l'emozione. Lo sport é diventato business ed é ovvio che, se il campionato é soltanto un affare, esistano regole d'ingaggio diverse. Dopo Calciopoli non si é verificata nessuna rivoluzione. Non é cambiato nulla semplicemente perché le infezioni si debellano diversamente. Quelli che hanno sbagliato sono rimasti, salvo rarissime eccezioni, al loro posto. Il sistema é malato».

E lui dentro questo mondo si muove a fatica. «Con l'establishment non ho relazioni serene. C'é da cambiare, rivoltare e innovare abbandonando il passato che inquina il presente. Però sono felice che la gente mi voglia bene. Mi fermano per strada. Si vede che qualcosa di utile, alla fine, ho seminato».


Dicono che lo Zeman in lotta per lo scudetto non amasse le stelle. «E' falso. Chieda ai miei giocatori. Aldair, Totti, Cafu e Signori. Erano campioni, se qualcun altro si reputa tale ed é solo un mezzo giocatore, sfortunatamente, dobbiamo cambiare argomento». I ragazzi invece lo adorano. «Più invecchio più cerco di lavorare con i ragazzi. Mi trovo bene. Ringiovanisco».

Uno dei suoi pupilli, Beppe Signori, é finito nello scandalo del calcioscommesse. «Mi é dispiaciuto tantissimo. I campionati di C andrebbero riformati. Ci sono realtà che devono vincere per forza. Ma per forza non si può vincere niente. Quando sei obbligato, puoi barare. La terza serie é terra di conquista, lo sanno tutti. Da anni. Non interviene nessuno perché la palla gira e non si può fermare. A qualsiasi costo. Tanti anni fa proposi di fermarsi e riflettere. Mi fu risposto che non si può fare, che la gente ha ancora fame di calcio».

Secondo Zeman, nel calcio, «in generale si cerca di nascondere. Oggi si occultano tante cose. E' una mania. Si cerca di celare la realtà: teppisti e prezzi folli. Gli stadi si svuotano, ma forse é una strategia. La televisione? Un'illusione ottica. Se si svuotano gli stadi si allontanerà rapida anche la tv e il calcio morirà».

Secondo Zeman i club non vengono trattati tutti allo stesso modo. «Se così fosse, paradossalmente, si parlerebbe un linguaggio comune. Ascolto dichiarazioni fuori luogo, balle in libertà. Ci vorrebbe una figura illuminata che aggiustasse la casa dalle fondamenta. Qualcuno capace di ascoltare l'opinione di tutti e poi decidere di testa propria».

da il centro del 09 settembre 2011


 



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