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Ricorrenza del: 28/02/2013

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SERIE A: PESCARA IN CRISI - GLI ALLENATORI DIFENDONO BERGODI

 

Ce la farà il Pescara a salvarsi? In caso di sconfitta sarebbe giusto o sbagliato esonerare Bergodi? Alcuni allenatori con esperienze in serie A provano a rispondere a tali quesiti, a cominciare da un ex: Giovanni Galeone. «Se il Pescara non batte l’Udinese attuale significa che è messo proprio male. I friulani sono in difficoltà, insomma, se non è l’ultima spiaggia, è la penultima. Mi dispiace per Bergodi, ce la sta mettendo tutta, ma si sapeva che sarebbe stata dura. Poi, tutti quei gol subiti, un chiaro retaggio zemaniano. Negli scontri diretti il Pescara è apparso in netta difficoltà, con la Lazio era messo bene in campo, ma ho avuto l’impressione che non potesse trovare mai la via del gol, un brutto senso di impotenza. Non credo che esonerare Cristiano possa dare una scossa, anche se in questi casi le società provano ad agire in questo modo».

Emiliano Mondonico. Per l’ex tecnico di Torino e Fiorentina, 441 panchine in A, siamo arrivati alla resa dei conti. «Nel corso di ogni campionato c’è un momento in cui si decide il futuro di ogni squadra. Non bisogna girarsi attorno o illudere la piazza, il discorso è semplicissimo: per il Pescara ci sono due partite a disposizione, la prossima contro l’Udinese e quella successiva, a Bergamo contro l’Atalanta. Siamo arrivati al dunque, o si accende la luce oppure è notte fonda. Se faranno bene rientreranno in corsa, anche perché per salvarsi serviranno meno di 40 punti. Non credo sia appropriato parlare della posizione di Bergodi, che aveva iniziato bene o ora appare in difficoltà. Tutte le piccole attraversano momenti negativi».

Bortolo Mutti. «Ci sono piccoli spiragli per rientrare in lizza. Non bisogna rassegnarsi, la storia insegna che le rimonte sono possibili, anche perché il Pescara non ha un ritardo incolmabile. Se Palermo e Siena continuano a crederci, non vedo il motivo per cui non debbano farlo i biancazzurri. È chiaro che la gara contro l’Udinese rappresenta un appuntamento cruciale. Bastano tre, quattro risultati positivi per giocarsi la salvezza nelle ultime giornate. Non credo sia conveniente esonerare Bergodi e chiamare un nuovo allenatore, la società ha già dato una scossa, bisogna continuare a lottare. Finché c’è vita c’è speranza».

Pasquale Marino. «Se alcuni calciatori torneranno al top il Pescara potrebbe sperare. Mi riferisco a Sculli, a D’Agostino e allo stesso Zauri. Tutte possono andare in crisi, ricordate la serie nera di Sampdoria, Genoa e Cagliari? Il momento sembra buio, però nel calcio tutto è possibile. È ovvio che ogni domenica il Pescara dovrà entrare in campo per vincere. Dall’esterno è difficile dare un giudizio su Bergodi, alcune volte il cambio può risultare utile, altre non sortisce alcun effetto. Purtroppo è una legge del calcio, quando i risultati non arrivano, a pagare tocca sempre all’allenatore».

Bepi Pillon. «La situazione non è semplice, ma la partita è ancora aperta. Però, se i biancazzurri non dovessero vincere contro l’Udinese le speranze si ridurrebbero al lumicino. Cambiare tecnico sarebbe un azzardo, anche se può succedere. Solo i dirigenti sanno se Bergodi ha ancora in mano la situazione o se il rapporto è compromesso».

Luigi De Canio. «Il Pescara è ancora in corsa per la permanenza in serie A, anche se non dovesse vincere domenica. Il campionato italiano possiede una componente di imprevedibilità sconcertante, per questo bisogna dare battaglia fino all’ultimo. Non me la sento di giudicare l’operato dell’allenatore, ma se i dirigenti opteranno per un cambio avranno le loro ragioni. In ogni caso credo che il Pescara abbia già conquistato una vittoria perché sta resistendo all’urto del salto di categoria. Ai tifosi sfugge che una neopromossa parte sempre con lo svantaggio di tipo economico, a cui, nel caso degli abruzzesi, si è aggiunto un handicap tecnico, che si è avuto con la partenza dei calciatori più forti. Probabilmente, la serie A è arrivata troppo presto». Tratto da "Il Centro" del 28.02.2013


 



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