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Ricorrenza del: 11/05/2013
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MAGGIO 2013: A PESCARA BRUCIA L'AUTO DI TOGNI
Intorno alle 22.30 dell'11 maggio 2013, nel parcheggio interno dello stadio Adriatico di Pescara, è andata a fuoco l'automobile del centrocampista Romulo Togni. L'incendio ha danneggiato anche i lucernai degli spogliatoi e un'altra vettura di un membro dello staff tecnico. Al momento non sono note le cause del l'incendio, ma nelle prossime ore i carabinieri visioneranno le immagini del circuito di sorveglianza dello stadio. C'è un precedente: poco più di due mesi fa era andato a fuoco un furgoncino in uso al Pescara, parcheggiato nel piazzale retrostante al palazzo dove ha sede il club.
Mentre il Pescara era impegnato a Catania nell'anticipo della 37esima giornata di serie A, intorno alle 22.30, nel parcheggio interno dello stadio Adriatico di Pescara, è andata a fuoco l'auto del centrocampista biancazzurro Romulo Togni. L'incendio ha danneggiato anche i lucernai degli spogliatoi della struttura e un'altra vettura, una Punto bianca di un membro dello staff tecnico. I Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire per spegnere le fiamme, mentre i Carabinieri hanno effettuato i primi rilievi. Per ora non sono note le cause del l'incendio, ma non è esclusa l'origine dolosa, anche se potrebbe trattarsi di un corto circuito. Nelle prossime ore verranno visionate le immagini del circuito di videosorveglianza dello stadio e la macchina del giocatore brasiliano dovrebbe essere messa sotto sequestro dalle forze dell'ordine. Poco più di due mesi da era andato a fuoco un furgoncino in uso alla società abruzzese, parcheggiato nel piazzale retrostante al palazzo dove ha sede il Pescara Calcio, retrocesso ormai da due gare in serie B.
Nessun cortocircuito, ma la mano di qualcuno ha incendiato e distrutto la Mercedes Slk del calciatore del Pescara Romulo Eugenio Togni. A una settimana dall’incendio divampato nel parcheggio interno allo stadio Adriatico la sera di sabato scorso, mentre il calciatore era impegnato con la squadra nella trasferta di Catania, qualcuno ha sparso benzina sotto la macchina del calciatore. È quanto emerge dai successivi accertamenti dei vigili del fuoco e dalle indagini dei carabinieri che, in un primo momento, avevano ipotizzato una causa accidentale. Un’eventualità a cui, in verità, il centrocampista biancazzurro non ha mai creduto, considerando che solo un mese fa la macchina era stata sottoposta ai controlli per il tagliando. Ma adesso che appare certo il rogo doloso, attestato dalla scia di benzina rilevata dagli inquirenti sotto l’auto incendiata (sebbene siano in corso ulteriori accertamenti e lo stesso calciatore abbia intenzione di sottoporre l’auto a una perizia), restano da capire i motivi che hanno indotto qualcuno a prendersela con la Mercedes del calciatore. Un’auto acquistata sette anni fa da Togni, quando giocava a Manfredonia, e a cui il calciatore è particolarmente legato. «Non la venderei mai», dice, «è ancora sotto sequestro, me la ridaranno, ma il motore è andato distrutto». Si dice «arrabbiato» Togni, che continua a interrogarsi su chi, e perché, abbia voluto prendersela proprio con lui. «Non ho motivo di pensare che qualcuno possa aver fatto qualcosa del genere a me. Non ho mai avuto problemi con nessuno, nemmeno di natura sentimentale, con qualche donna sbagliata. È una cosa strana, ma quel che è certo», sottolinea il brasiliano, «è che chi ha appiccato le fiamme aveva pianificato tutto, tanto da riuscire a evitare anche le telecamere, da cui di fatto, non si vede niente». Quanto all’eventuale rabbia dei tifosi per la stagione nera del Pescara, chiusa con una retrocessione in anticipo, Togni ribadisce quanto affermato sin dai primi momenti successivi al rogo: «Continuo a non credere che qualcuno della tifoseria possa aver fatto una cosa del genere. Io so solo che era la prima volta che lasciavo la mia macchina lì». «Non me lo spiego», ripete Togni,che invece, dice, «vorrei tanto guardare in faccia questa persona, per capire perché ha fatto questo». Quanto all’ipotesi iniziale del cortocircuito, il calciatore ribadisce: «Forse, com’è giusto, volevano tranquillizzare l’ambiente, ma è chiaro che è stato un rogo doloso, innescato da professionisti».
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