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Ricorrenza del: 01/10/2013
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BELARDI E LA FEDE...SALVANO IL PESCARA
Aveva già preparato l’itinerario, il sacco a pelo e tutte le informazioni utili per il suo imminente viaggio. La partenza era fissata per il 10 settembre, ma qualche giorno prima è arrivata la telefonata che forse non si aspettava. «Volevo praticamente smettere con il calcio e avevo preparato tutto per il Cammino di Santiago di Compostela, poi, un paio di giorni prima della partenza, è arrivata la chiamata del Pescara, ed eccomi qua». L’eroe di Cesena, insieme a Matteo Politano, si chiama Emanuele Belardi, 36 anni tra una settimana, ex Reggina, Udinese, Juventus e Napoli.
Il portiere del Pescara ha parato il rigore a Succi, lunedì sera, al Manuzzi, contro la sua ex squadra. Odiato ex, fischiato appena ha fatto il suo ingresso in campo, ma ha impiegato pochi minuti per ammutolire i suoi vecchi tifosi con tanto di inchino verso la curva biancazzurra, regalando una bella polpetta avvelenata al suo ex allenatore Pierpaolo Bisoli. Belardi è uno specialista e nella sua carriera ha già ipnotizzato Shevchenko, Baggio e Cassano. Non solo, con la Reggina, nel 2000-2001, nella stagione della promozione in A, Belardi parò 4 rigori che alla fine furono decisivi per le sorti dei calabresi.
«Un bel regalo per i miei compagni e per i tanti tifosi che erano sugli spalti», dice l’esperto portiere biancazzurro nel dopo gara. «L’inchino sotto la curva? L’anno scorso a Cesena ho dato tanto alla causa e alla fine sono andato via non molto bene. Sono stato fischiato e ho fatto capire loro chi sono, come dire: eccomi qua sono tornato». Dal Cammino di Santiago si è ritrovato titolare del Pescara, visto che, sabato, contro lo Spezia, dovrà giocare dall’inizio al posto del malconcio Pelizzoli. Da terzo portiere a pedina indispensabile. «Sono venuto a Pescara per dare una mano alla squadra e non mi interessano le gerarchie. Qui c’è un gruppo unito ed è davvero una cosa bella, che da tempo non mi accadeva. Sono uno dei tanti e devo solo rimettermi in forma perché vengo da 4 mesi di inattività. Pensare che stavo smettendo con il calcio ed ero pronto per il Cammino di Santiago di Compostela».
Belardi è molto credente e ieri pomeriggio ha fatto una capatina in chiesa, in pieno centro, a due passi dalla sua dimora pescarese. Belardi fa parte del calcio di una volta, dove una parola vale più di una firma sul contratto. È arrivato a Pescara senza pretese accettando uno stipendio molto basso, rispetto ai suoi standard. Divora libri, l’ultimo letto è “Open”, l’autobiografia di Andre Agassi, finito nel giro di tre giorni da quando lo ha preso in libreria. Potremmo chiamarlo anche dottor Belardi. Già, perché un paio d’anni fa si è laureato in scienze motorie, all’università di Udine. Calcio, fede, libri e una scuola calcio ad Eboli, con oltre 200 ragazzi, da gestire assieme a suo fratello.
Belapower77, come si fa chiamare su twitter, ha deciso di indossare la maglia 25. Un numero non scelto per caso. «Chi ama non dimentica», aveva cinguettato qualche settimana fa, riferendosi al 25 scelto in memoria di Piermario Morosini, il giovane centrocampista morto nell’aprile 2012 allo stadio Adriatico durante Pescara-Livorno. Moro, come lo chiamavano i suoi amici, è vissuto per oltre 6 mesi con Belardi, a Udine. Dividevano l’appartamento e la morte del 25enne bergamasco ha sconvolto, e non poco, Emanuele che in ogni occasione ricorda sempre il suo amico. tratto da il centro del 1/10/2013
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