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Ricorrenza del: 25/06/2015

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DOPO 56 ANNI FINE DELLE COMPROPRIETA'

 

25 giugno 2015 Calciomercato: dopo 56 anni finiscono le comproprietà.

Si è conclusa in data 25 Giugno 2015 la storia di una delle figure che ha caratterizzato il mercato calcistico negli ultimi 50 anni: la comproprietà.


C'erano una volta le comproprietà, si potrà raccontare da stasera all'ora di cena. Addio compartecipazioni, per usare un termine federale: tutto era stato deciso un anno fa, ce ne eravamo fatti una ragione ma sbatterci oggi la faccia ha tutto un altro sapore. Più pragmatico e meno romantico, riflettendoci. Perché fino a ieri si seguiva con passione anche la squadra dove c'era “mezzo” tuo giocatore, con la speranza che facesse benissimo per ritrovarlo la stagione successiva “intero” con la maglia del cuore. Adesso, tutto o niente. Bianco o nero, senza via d'uscita. O sei mio al cento per cento oppure vai via da qui. Sembra il dialogo tra due innamorati gelosi. Addio comproprietà e addio anche buste, un foglio io e uno tu, con scritta a penna la cifra dell'altra metà del cartellino del giovanotto conteso. Preistoria, in tempo di posta elettronica. Ecco perché la svolta è epocale, e segna anche la fine di mille storie. Cinquantasei anni fa, raccontano, la prima comproprietà ma non c'è da nessuna parte un documento ufficiale che lo certifichi. La prima, narrano gli storici, fu quella di Lucio Dell'Angelo, un centrocampista di proprietà della Fiorentina che, dopo esser tornato dal prestito ad Alessandria, nell'estate del 1959 fu al centro di una contesa tra il Prato e il club viola, che non riuscivano a mettersi d'accordo sul suo prezzo. Per sbloccare la trattativa, si narra che intervenne il mediatore Giacchetti che suggerì al Prato di acquistare la metà del centrocampista: detto, fatto e battesimo della prima comproprietà. Da Dell'Angelo a Nainggolan, per citare il protagonista dell'ultima, popolarissima comproprietà, un mare di giocatori e di storie. E anche di storiacce. Specie se abbinate alle buste.
FARINA, ROSSI E IL BLUFF
Incancellabile, si sa, il ricordo di quella che nel maggio del 1978 (operazioni anticipate per via del mondiale argentino) passò tra le mani di Giussy Farina, presidente del Lanerossi Vicenza: il centravanti Paolo Rossi era a metà con la Juventus, le due società cercano un accordo per il 100% del cartellino ma non riescono a trovarlo. Si va alle buste e Farina, mal consigliato, scrive sul foglio bianco 2 miliardi, 612 milioni e 510 mila lire. Gli era stato assicurato, del resto, che Giampiero Boniperti, presidente bianconero, avrebbe messo in busta due miliardi e mezzo. Cifre allucinanti, in quel periodo. In realtà, la Juve scrisse 875 milioni. Morale: Rossi al Vicenza, Farina fregato e scandalo mondiale per tutti quei soldi spesi per un calciatore. Da un eccesso all'altro, non sono mancati neppure i casi di buste con zero lire (o euro) o addirittura non presentate, pur di non rischiare di ritrovarsi in rosa un giocatore indesiderato.
GLI INDESIDERATI
Nel giugno del 2011 Daniele Mannini, onesto centrocampista figlio d'arte, è stato al centro di un assai discutibile caso, protagoniste Sampdoria e Napoli, proprietarie del suo cartellino: pur di non prenderlo, il Napoli in busta scrisse 0 euro (in realtà, erano 500: il minino federale) e la Samp non presentò neppure la busta. Mannini venne così “acquistato” dalla società partenopea che, se non altro, aveva formulato un'offerta; pari a 0, ma sempre offerta era. E Mannini, ve lo possiamo assicurare, non è il solo protagonista di avventure simili: tutte faccende legali, per carità, ma al limite della decenza e del rispetto dell'uomo e della sua professionalità. Che, se ci pensate bene, non può essere in comproprietà.


 



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