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Ricorrenza del: 14/01/2004
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2004: IL CASO CECCHINI
14 gennaio 2004 Scibilia, Cecchini e il contratto fantasma
PESCARA. Pietro Scibilia scatena una controffensiva in grande stile. Le accuse di Andrea Cecchini, l'attaccante ceduto lunedì al Padova, hanno irritato il presidente del Pescara. Emergono nuovi particolari sul contratto-fantasma (firmato dal calciatore e, poi, sparito): Scibilia non ne era a conoscenza. Se n'è occupato il diesse Iaconi, verosimilmente su autorizzazione del vice presidente Oliveri. Presidente Scibilia, ha letto le dichiarazioni rilasciate da Cecchini? «Le ho lette, certo. E' stato maleducato nei miei riguardi. Nel calcio, tutti sanno che se faccio una promessa la mantengo. Sempre». In effetti, lei gode di una buona reputazione nell'ambiente, ma il caso Cecchini... «Prima che finisca la frase, dico che io non ho mai parlato di prolungamento di contratto con il calciatore, se non vagamente quando, due estati fa, è stato ingaggiato». C'è un contratto firmato da Cecchini, poco prima della partita con il Catania, a seguito di una vostra proposta. Un contratto che voi non avete nè controfirmato nè restituito al calciatore che, infatti, ha detto di essere stato ingannato. «Sono venuto a conoscenza dell'esistenza di quel contratto leggendo il vostro giornale». Sta dicendo che quell'operazione è stata fatta senza che lei, il presidente, ne fosse a conoscenza? «Infatti. E per questo aggiungo che Cecchini ha sbagliato a criticare la società perché, inevitabilmente, ha tirato in ballo il sottoscritto». Il Pescara ha due proprietari, lei e il vice presidente Antonio Oliveri, e un manager, Andrea Iaconi: se lei è all'oscuro di tutto, vuol dire che quel contratto è opera degli altri due o di uno di loro? «Cecchini avrebbe dovuto dire che il contratto gliel'ha fatto firmare Iaconi. Io non so chi ha autorizzato il nostro diesse. Mi riesce difficile pensare che abbia fatto di testa sua. Chiederò un chiarimento. Però, se ha agito o hanno agito in quella maniera avranno avuto sicuramente dei validi motivi. Il bene della società, innanzitutto». Dica la verità: Cecchini rappresentava un problema economico? «Con la situazione che c'è adesso nel calcio, il suo contratto era pesante. Inoltre, non potevamo dargli quello che chiedeva nè impegnarci per tanti anni. Malgrado tutto, non lo avremmo lasciato in scadenza di contratto. Quando è venuto da me il suo procuratore (lunedì pomeriggio, ndr), pensavo che dovessimo discutere del rinnovo, invece ho scoperto che era vero quello che leggevo sui giornali: Cecchini stava per andarsene al Padova. Quando l'ho salutato, scherzando gli ho detto che era un traditore». Al Padova avete mollato l'onere del premio promozione che dovevate pagare al calciatore. «Cecchini non doveva dire quella cosa. Noi l'abbiamo fatto partire senza chiedere nulla per il suo cartellino, se non un piccolo indennizzo. Quegli euro non sono nulla per un calciatore del calibro di Cecchini. Lui si lamenta, ma è andato a guadagnare un bel po' di soldi. Probabilmente, l'epilogo di questa vicenda fa bene a tutti: noi risparmiamo uno stipendio ed evitiamo ulteriori vincoli, Cecchini si mette in tasca parecchi euro e in squadra torna la tranquillità. Eh sì, perché mi dicono che Cecchini dà un po' di tempo era troppo nervoso e stava per diventare un problema nello spogliatoio». Lei e Oliveri date l'impressione di essere molto impauriti dalla crisi economica nella quale il calcio è sprofondato. «Il momento è difficilissimo e non vogliamo fare la fine di quei club che, per pagare stipendi da favola, sono andati in fallimento. Se verrà cancellata quella che viene definita mutualità e che, invece, è un reddito delle società di calcio, ci sarà una reazione fortissima da parte dei club medio-piccoli come il mio. Nel corso dell'assemblea di Lega (ieri, a Milano ndr), abbiamo dato mandato a un legale di tutelare i nostri interessi. Si potrebbe anche arrivare al punto da non onorare i contratti firmati con i calciatori. Se sarà guerra, sarà senza esclusione di colpi».
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