La storia di Rocco Pagano, l'ex attaccante del Pescara che sembrava finito nel dimenticatoio. È bastato che il milanista Paolo Maldini lo citasse in tv, eleggendolo tra i migliori avversari incontrati in carriera, per farlo ritornare alla ribalta delle cronache sportive.
(21/01/2005) - Forse non sarà conosciuto come Ronaldo, Vieri o Kakà, non sarà un'icona del calcio come Maradona. Ma il talento, la voglia di allenarsi e giocare bene a Rocco Pagano, un passato in serie A col Pescara a fine anni '80, non sono mai mancati. Nemmeno adesso che, a 41 anni compiuti, continua a giocare e a regalare finezze agli appassionati dell'Ortona, squadra abruzzese che milita nel campionato di Eccellenza.Sono giorni di grande emozione questi per Rocco Pagano. Non gli sarà sembrato vero svegliarsi un lunedì mattina come tanti, trovare la segreteria piena di messaggi, e scoprire che Paolo Maldini ospite di una trasmissione televisiva la sera prima, l'aveva citato come uno fra gli avversari più pericolosi che aveva affrontato.
Perché Maldini ha fatto proprio il tuo nome? Davvero non so, quel Milan era uno squadrone, con Gullit, Van Basten, Rijkaard. Noi facevamo quello che potevamo, eravamo una squadra che giocava un buon calcio, spumeggiante. Io ero molto veloce, ma davvero non immaginavo di avere creato difficoltà a Maldini
Cosa hai pensato quando hai sentito la sua dichiarazione? In realtà non l'ho sentita, stavo guardando la televisione e ad un certo punto mi sono addormentato. Poi il giorno dopo ho trovato la segreteria piena di chiamate ed ho saputo. Gli ho subito mandato un telegramma per ringraziarlo, e sto pensando di andarlo a trovare a Milanello: così porterei anche mia figlia, che è tifosa del Milan.
Rovesciando la domanda: qual è il giocatore che ti ha marcato meglio? Non vorrei suonasse scontato o forzato ma è stato proprio Maldini. Il mio maggior pregio è la velocità. In un certo senso, ci annullavamo a vicenda.
Qual è stato il compagno più forte che hai avuto in squadra? Forti davvero tanti, in mente mi viene più di un nome; direi il brasiliano Leo Junior, un grande campione e un grande uomo.
Qual è la partita che ti ha lasciato il ricordo migliore? In realtà le partite sono due, entrambe in A col Pescara. La prima fu proprio l'esordio in A, a San Siro con l'Inter nell'87. Ero giovane, ed entrare in uno stadio con 80 mila spettatori mette i brividi. E poi vincemmo pure, due a zero! L'altra partita fu in casa con la Juventus, anche lì vincemmo ed io segnai un gol a Tacconi.
Cosa ti motiva a 41 anni a continuare a correre in campo, allenarti duramente, giocare? La passione per questo sport, il fatto che giocare mi fa sentire bene. Mi ritengo molto fortunato, qualsiasi cosa è faticosa se viene fatta bene. Ho avuto la possibilità di stare all'aria aperta, giocare, divertirmi. Ovviamente il fatto di non aver mai subito infortuni gravi mi ha aiutato.
Come sei approdato all'Ortona? Dopo Pescara (due stagioni in A e una in B) sono andato a Udine, quindi sono tornato a Pescara e poi a Perugia per qualche anno. Da lì all'Ancona e al Teramo in C2. Ho anche fatto un anno in Interregionale con l'Angolana. Poi il Francavilla e, da due anni, sono ad Ortona, in provincia di Chieti. Ho giocato praticamente in tutte le serie e con tante squadre diverse.
Quali sono i tuoi piani per il futuro? Ora gioco perché mi piace, anche se non è più la mia attività principale. Ho un negozio di abbigliamento con mia moglie, nel centro di Pescara. Vorrei continuare a giocare e poi magari entrare a far parte dello staff di una società di calcio con funzioni organizzative. Ma non farei mai l'allenatore, non fa per me.
E l'anno prossimo continuerai a giocare ancora? I miei avversari sono tutti giovani. Finché riuscirò a stargli dietro, e magari anche... davanti, voglio continuare. Per me giocare è un divertimento.
Che consiglio daresti ai tuoi compagni più giovani? Vorrei raccomandare loro di essere leali e di prendere il calcio come un gioco. Se non c'è passione, è meglio fare altro.
Tu hai vissuto sia il calcio professionistico ai massimi livelli, sia quello dilettanti. Quale credi sia la differenza più grande? Nel calcio professionistico allenarsi e giocare sono diventati un mestiere, nei dilettanti conta solo la passione, quasi tutti fanno un altro lavoro e ci si vuole solo divertire. Un'altra differenza sono gli ingaggi: noi quando la domenica andiamo a cena dopo la partita, ognuno si paga la sua quota...
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