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Speciale - Giovanni Galeone - Repubblica 06.08.1988
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da LA REPUBBLICA, 6/8/1988
«La mia zona ora è furba»
di GIANNI MURA 
Sogno di un'Urss d'Abruzzo
Il padrone dell'albergo dove sta il Pescara telefona verso mezzanotte a un ristorante: se Galeone e compagnia rientrano, perché lui deve chiudere, bene, altrimenti mandino qualcuno a prendersi le chiavi. Strano modo di fare, e scarsa psicologia. Basta vederlo, Galeone, per capire che mezzanotte per lui è un' ora del giorno. Al tavolo girano profughi polacchi, studentesse di computer, tifosi pescaresi arrivati con un carico di triglie agostinelle, umanità assortita e discorsi in libertà. Sarebbe poco bello estrarre un taccuino, memorizzo brandelli di frase. In due anni gli incassi sono passati da 800 milioni annui a 9 miliardi. Sliskovic spara alto con l'ingaggio (600 milioni) ma a renderlo poco appetibile ci sarebbe il fatto che è dichiaratamente ateo, mentre la moglie di un alto dirigente è molto cattolica. Non è male, come storia, ma francamente trovo più gradevole il clima complessivo che c'è attorno al Pescara, che mi ricorda quello del Cagliari di Scopigno. Contattato in maniera piuttosto precisa da Napoli e Roma, Galeone è rimasto a Pescara e non si lamenta, bianco e azzurro sono i colori dominanti della sua storia calcistica, a cominciare dalla Ponziana. Tanto per cambiare, l' intervista parte da lui: chiede se rinnovo la sponsorizzazione al Pescara. A parte che ho tempo fino al dieci agosto, dico, mi sembra una squadra come lo Stelvio: troppi tornanti. Allora lui insorge, un conto è ala, come Pagano, un conto tornante, e comunque Caffarelli giocherà mediano, o meglio ancora, se ci sta, terzino alla Cabrini, ma sulla destra, e che Miano, oltre che un atto d'amore per quello che era o sembrava dovesse diventare quando stava ad Udine, in questa squadra può essere tutto. A me pare che l' unico insostituibile sia Gasperini, di Edmar parlano tutti bene (uno alla Boninsegna, mi ha detto Pierpaolo Marino), sull'autonomia del grande Junior non vorrei insistere, e forse manca pure un buon allenatore. Questo è sicuro, buoni allenatori sono quelli che hanno il coraggio di non dire mai nulla. Scherzi a parte, credo che la salvezza del Pescara, senza aver mai sofferto per tutto il campionato, sia culturalmente più importante dello scudetto del Milan. «E' vero, questo lo pensa anche il mio amico Sacchi. L' anno scorso, di questi tempi, ero più spavaldo di adesso. Alla squadra avevo parlato chiaro: scegliamo questa strada, prenderemo anche delle batoste ma quelli del nostro livello sapremo aggredirli. Avevo una squadra vincente, non potevo svilirli. State tranquilli, dicevo, anche quando ne beccavamo cinque. La sicurezza gliela davo io, a volte bluffando. Adesso devono darsela loro, hanno un anno d' esperienza in più. Devono essere meno farfallini, più concreti. E' chiaro che quattro retrocessioni invischiano otto squadre, tra cui il Pescara. E almeno due delle quattro resteranno vive fino all' ultima domenica». Oso supporre che giocherete sempre a zona. «Sì, con qualche piccolo accorgimento. Adesso leggo che a zona vogliono giocare quasi tutti, perfino Bagnoli, Zoff, Marchesi, Burgnich. Non so quanto ci credano veramente. Forse è una moda. Forse, se la facevano prima, temevano di essere contestati. E' ben vero che è stata una buona annata per la zona, fra Milan e Bologna, Pescara ed Olanda, Urss e Reggina. Ma soprattutto nessuna squadra che gioca a zona è retrocessa, questa è una notizia poco piacevole per i predicatori del calcio a uomo. Mi dispiace solo che nelle ultime sei giornate, anche per l' infortunio a Sliskovic, ci siano mancati quei due punti in più, quelli che separano il nono dal quattordicesimo posto. Ad ogni modo, vorrei dire che fra due anni smetto. Un anno a Pescara, uno in una grande squadra per togliermi due curiosità: vedere come riesco a gestire e, magari, esaltare dei grandi campioni e vedere come riesco a resistere alla pressione della grande stampa. Mi è venuto da ridere quando in una didascalia ho letto che Galeone è un emergente del nuovo corso. Io che faccio calcio da più di 30 anni... Adesso penso di aver raggiunto l' apice del divertimento, si può anche pensare a smettere». Non ci credo molto, ma poi cosa farebbe? «Mi piacerebbe scrivere di calcio su un giornale». E allora si scordi certe cifre, gli dico, e poi subdolamente baratto la sponsorizzazione al Pescara per un' altra stagione con una opzione. «Sulle cifre non c' è problema, dicono che la libertà ha un prezzo ed io lo pago, ma almeno potrò dire quello che penso. Quando negli spogliatoi di San Siro ho detto che Scifo e Matteoli si pestavano i piedi, Trapattoni mi ha mandato a dire di farmi gli affari miei. Ma io parlavo di calcio, non di numismatica, e ritengo di poterne parlare. Cosa dovrei dire, adesso che Matteoli ha perso il posto nell' Inter e nella Nazionale e Scifo sta a Bordeaux? Niente, sto zitto. Ma continuo a pensare che la mancanza di rispetto non è far le pulci a Trapattoni o a Bianchi, ma non poterle fare perché siamo colleghi. I giornalisti, i produttori di vino, gli stilisti, tutti fanno circolare le idee, anche critiche, e noi no. Io credo che dipenda da un diverso modo di vedere la vita, non solo il calcio, ma sarebbe tempo di diventare grandi, siamo tutti oltre la quarantina, qualcuno vicino ai sessanta, fasciati dal conformismo e dalla paura. L' unica scusante per alcuni è la rabbia che hanno intorno, e che io a Pescara non ho. Ma vorrei veramente che tanti miei colleghi mi attaccassero: non perché parlo, questo è il massimo delle colpe, ma semmai perché dico cose sbagliate. Me le contestino, parliamone, prendiamo una boccata d' aria perché qui ormai si soffoca». Resta qualcosa per il campionato? «Milan Uber Alles, Napoli tanta quantità, ma la qualità vorrei vederla, Roma è indecifrabile, solo un maestro come Liedholm può risolvere il rebus delle tre punte. L' Inter sarebbe stata ottima con Madjer, ma Diaz non è un ripiego. La Samp mi sembra molto gasata, però manca sempre un attaccante per far brillare Mancini e Vialli. Ci voleva Hugo Sanchez, è lui il mostro, altro che Buitre. La Juve, se mi presta Laudrup dico che è da scudetto. Non vedo in giro giocatori che fanno al caso della Juve, salvo Zavarov, Michel e Mozer. Mi piace molto l' Atalanta ed anche il Toro, che ha visto giusto con Comi e Fuser. Muller è bravo sempre, Skoro solo quando la squadra vince. Una rivelazione sarà Been. Per ora, comunque, il voto più alto fra gli allenatori italiani lo merita Fascetti. Sarà anche un rompiscatole ma è coerente. Gli auguro di trovare presto una squadra, e penso anche di sapere quale è, ma non lo dico, mi metterebbe il muso un collega che già non mi vede di buon occhio. Il resto, che a volte è letteratura, stavolta è triglia».
 

 

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