dal GUERIN SPORTIVO, a. LXXXII, n.2, 12-18/1/1994 E ORA PREDICO CHE... di MATTEO DALLA VITE E adesso parla lei. Perché ne sono state dette tante, perché la verità ha una sola faccia e perché quasi un anno dopo si sente in grado col garbo che la contraddistingue, di raccontare una vicenda che ha scosso il mondo del calcio e un po' anche la sua vita. Lei è la signora Miriam lebel, una signora dai modi gentili e dall'aspetto gradevole, una donna «senza età» che da un momento all'altro si è trovata al centro di un affare sporco reagendo nella maniera più pulita possibile. Ricordate? Dall'intercettazione di una telefonata con Giovanni Galeone partì l'indagine su quell'illecito riguardante la partita Pescara-Taranto di due stagioni orsono. Domenica scorsa è caduta la squalifica ai tre giocatori Righetti, Camplone e Pagano: ecco l'aggancio. L'hanno impropriamente chiamata maga, strega e oggi ha deciso, col sorriso sulle leabbra, di raccontare ciò che veramente successe e che la sua collaborazione con gli adriatici fu soltanto a fin di bene. [...] - Allora, signora Lebel: qual è il termine più giusto per definirla? «Non certamente maga, perché tale termine, oltre che riduttivo e ingeneroso, mi sembra dia l'immagine di una persona portata a fregarti. E io, questo non l'ho mai fatto...».
- Dunque come? «Io sono una parapsicologa, nel senso che mi occupo della psiche e del paranormale. Mago è un'altra cosa: io con la forza della mente posso prevedere e indirizzare la persona sui binari giusti. E sempre a fon di bene».
[...] - A proposito: vogliamo parlare del famoso illecito di Pescara-Taranto? «Incontrai l'allora massimo dirigente del Pescara, Fedele, a metà della stagione '90-'91. Mi disse che cercavano la salvezza e io, dopo aver conosciuto un po' tutti, dissi che non ci sarebbero stati problemi e che l'anno dopo li avrei portati in serie A. Mi guardò sbalordito ma alla fine ebbi ragione io...»
- Galeone quando lo conobbe? «Prima di quella stagione non sapevo quasi chi fosse, subentrò a Mazzone e fui io a volerlo rintracciare. Lui non voleva addirittura sentirmi. Gli telefonai il sabato prima di una partita delicatissima. Mi disse: "Tanto domani perdo e mi cacciano. Posso anche andare a restituire la divisa". Io? Gli dissi semplicemente che il giorno dopo sarebbe andato tutto liscio e che da lì in pi avrebbe raccolto solo successi. Beh, Galeone vinse la partita, salvò il Pescara e l'anno dopo fu promosso».
- Ed eccoci al punto: quel famoso illecito c'è stato oppure no?
«Secondo le mie previsioni, sì. Come ha accertato la magistratura, del resto. Attenzione, però: per quanto mi riguarda si tratta solo di percezioni, perché io non ho avuto contatti con nessuno».
- Fu tutto a livello di percezioni, dunque? «Certo, e stia sicuro: quel che vedo dico, e non mi sognerei di creare del caos inutilmente».
- Immaginava potesse accadere tanto trambusto? «No, perché si trattava di una telefonata semplicissima tra me e Galeone nella quale lo mettevo al corrente delle mie visioni. Poi, io non c'entro niente. Perché il vero colpevole è stato l'irrsponsabile che ha messo un registratore nel telefono e ripreso in maniera illecita la chiamata. Non ci fosse stato questo vigliacco, nessuno avrebbe saputo delle mie visioni e dei contatti fra me e il Pescara».
- A Pescara dicono che lei avrebbe macchinato tutto perché la società calcistica era insolvente nei suoi confronti di svariati milioni. E' vero? «Falsissimo. E' stato addirittura accertato dal Pubblico Ministero del processo che questa ipotesi è puramente frutto della fantasia».
- Lei poteva anche non testimoniare non essendo una tesserata: perché, invece, ha poi deciso di deporre? «L'ho fatto semplicemente per cortesia. E soprattutto perché non avevo niente da nascondere».
- Il Pescara ha preso tre punti di penalizzazione; giocatori, allenatori e dirigenti hanno subito squalifiche: sei sente responsabile di tutto questo? «Ripeto, non c'entro nulla e non mi sento affatto in colpa. Semmai si deve sentire male chi ha registrato la mia telefonata illegalmente e chi l'ha pubblicata. I tifosi? A loro voglio dire una cosa soltanto: che al Pescara calcio ho fatto solo del bene e che a Pescara arrivavo col temporale e andavo via sempre con il sole...».
- Galeone l'ha più risentito? «Ecco, per Giovanni mi è dispiaciuto moltissimo. Sì, l'ho sentito e con lui tanti altri giocatori. Per farci gli auguri di buone feste sotto Natale, non di più».
- Perché le dispiace soprattutto per Galeone? «Perché è una persona onesta e un bravo allenatore: per me meriterebbe di guidare l'Under 21».
[...] - Cosa le ha fatto più male di questa vicenda? «Minacce a parte, la falsità di certa gente, l'appellativo "maga" e qualche bugia di troppo. Per esempio Scibilia mi ha trattata male sui giornali, Galeone ha ammesso di avermi conosciuta, mentre Pierpaolo Marino no: quando gli hanno chiesto se avesse mai avuto a che fare con la sottoscritta, ha negato. Ci voleva molto a dire la verità come ha fatto Giovanni?».
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