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Pescara Calcio - Protagonisti - Leo Junior
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Leovegildo Lins da Gama Júnior, conosciuto semplicemente come Júnior, è un calciatore brasiliano, nato a João Pessoa (Brasile) il 29 settembre 1954, che qui in Italia viene ricordato per le sue presenze strepitose nel Torino di Luigi Radice e nel Pescara di Giovanni Galeone.
Centrocampista dalle incredibili qualità tecniche e balistiche esordì nel Flamengo verso l'inizio degli anni '70 e lì vi rimase per 10 anni. Infatti, nel 1984, il Torino lo preleva dalla squadra brasiliana proprio nel momento culminante della sua carriera. Nella formazione allenata da Gigi Radice diventa il punto cardine, il giocatore di classe e di esperienza che può aiutare la salita dei granata in classifica.
Rimane nel Torino fino al 1987, lasciando ricordi stupendi delle sue incredibili giocate e delle sue immortali punizioni; dopo questa bellissima ed importantissima esperienza il brasiliano viene acquistato dal neo-presidente del Pescara Pietro Scibilia. Entusiasmo a mille per i tifosi della squadra abruzzese, avendo trovato nelle file della loro squadra del cuore uno dei giocatori più straordinari del pianeta.
Junior regala da subito momenti di grande calcio a Pescara diventando anche qui il punto fermo della squadra di Giovanni Galeone.
Insomma uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, un mediano col vizio del gol, soprattutto su punizione o calci di rigore. Un atleta incredibile, che smise di giocare al calcio solo dopo i 40 anni, essendo tornato a fine carriera di nuovo nella sua terra. Uno dei grandi brasiliani del nostro campionato che, con la consueta classe ed eleganza dei suoi movimenti, ci ha regalato giocate esemplari e di straordinaria fattura.
Nel Pescara calcio ha militato due anni dal 1987 al 1989 collezionando con la maglia biancazzurra 62 presenze e 6 reti. Nella nazionale brasiliana entra dal 1976 a fianco di Zico, Socrates, Falcao e Cerezo. Indossa complessivamente la divisa verde-oro per 74 volte, segnando anche 6 reti.

Leo junior, insieme a Carlos Dunga, rimane il piu' prestigioso giocatore della storia della Pescara Calcio.

 

Intervista a Leo Juonior tratta dal Corriere dello Sport Stadio del 29/10/2009

Leovegildo Lins da Gama Junior è nato a Joao Pessoa (Brasile) il 29 giugno 1954. Difensore laterale, infine regista, ha giocato nel Flamengo fino al 1984, quindi nel Torino dal 1984 al 1987, nel Pescara dal 1987 al 1989, prima di tornare in Brasile, ancora nel Flamengo con cui chiuse la carriera nel 1993, dopo 857 partite e 73 reti con la maglia rossonera. In Nazionale ha partecipato a due Mondiali (1982 e 1986) sommando 81 presenze e segnando cinque reti.

Non ha più tutti quei capelli che gli valsero il nomignolo di O Capacete, semplicemente “il casco”. «Ma a quel tempo andavano di moda così, c’era il black power che imperava... oggi ne ho di meno, e quelli che ho sono bianchi». Leo Junior, ora cinquantacinquenne, ha la stessa energia di sempre, la stessa limpidezza di sguardo e di giudizio. Gioca ancora, «e mi vedrete in Italia a ottobre, ho già detto di sì alla partita di beneficenza che ci sarà a Pescara a favore delle vittime del terremoto, mi ha chiamato Massimo Oddo», e al calcio con gli amici ha unito anche le partite di pallavolo e di futvoli, ovvero la pallavolo che si gioca senza usare le mani ma solo con i piedi: gli dovesse mancare il tocco di palla, a uno come lui.

Non si è più staccato dall’Italia, il mitico Leo, «ho vissuto un periodo fantastico, come giocatore e come uomo», e lo sanno bene i tanti nostalgici di quel Toro fiero e tosto, e di quel Pescara che con le idee di Galeone e quel cuore brasiliano entusiasmava l’Adriatico. Lui che in Brasile aveva vinto tutto, con il Flamengo di Zico, non ebbe esitazioni a scendere nell’arena e battersi per altri traguardi. «Non ne ho mai fatto un problema. E’ stato fantastico ad esempio riportare il Torino in Uefa e conquistare il secondo posto in campionato, dopo aver vinto il derby con un colpo di testa di Serena all’ultimo minuto», ed era stato lui a dipingere un calcio d’angolo fino alla testa del centravanti veneto, sotto la Maratona impazzita. E ancora: «Come anche non dimenticherò mai la felicità per aver salvato il Pescara, per me era come vincere lo scudetto». Uomo di parola e di fede, di sentimenti e amicizie vere come le tante che ha lasciato in Italia: «Almeno una volta a settimana mi sento con gli amici, da Dossena a Giampiero Gasperini», sì, il tecnico del Genoa che a Pescara gli lasciò la sua fascia di capitano, gesto di cuore e di rispetto.

Leo invece ha provato appena a sedersi in panchina, Flamengo e Corinthians, quando ha smesso di giocare, ma ha lasciato subito. Tredici anni fa ha cominciato a commentare le partite in Tv, la passione è diventata un mestiere: dopo SporTv, ora è tra i più apprezzati opinionisti di Rede Globo, la più importante del Brasile. Abita a Rio de Janeiro, alla Barra de Tijuca, un elegante insediamento residenziale, con la famiglia. Ha tre figli, Rodrigo, Juliana che è nata in Italia, e Carolina. Rodrigo gioca a pallone, centrocampista, come il padre nella seconda parte della carriera. L’anno scorso nel Bangù, ora cerca una nuova squadra. «Essere mio figlio può averlo aiutato soltanto all’inizio, ma alla lunga lo ha penalizzato. In Brasile si fanno sempre i paragoni». Sa da solo quanto sia difficile emulare uno come lui, protagonista di una delle Seleçao più ammirate, quella del 1982, così amata, disperatamente, proprio perché non vinse. «E’ così, ed è un paradosso del calcio - ragiona Leo -. In un mondo in cui il più bravo è sempre quello che vince, noi siamo ricordati ancora dopo ventisette anni come attori di una delle squadre nazionali migliori, quasi come quella del 1970». E se lo spiega, Junior? «Beh, perché forse la qualità dei giocatori era davvero ottima». E allora onore a Leo Junior, a Zico, a Socrates, Falcao, Cerezo ed Eder, a quell’imperiale Brasile di Tele Santana. E a chi riuscì a batterlo, ovviamente, in quel fantastico luglio del 1982.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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