Storia - UNA NASCITA TORMENTATA La storia della sua tormetata nascita, come città e come provincia, sarebbe degna di un romanzo. E' la mattina del 6 dicembre 1926 quando Umberto ferrugia, sindaco del comune di Pescara, riceve, nel suo ufficio, un telegramma da Gardone Riviera. E' Gabriele D'annunzio che gli telegrafa <Il capo del Governo graziosamente mi comunica che oggi ha elevato la mia pescara a capoluogo di provncia. Sono certo che Pescara, con moltiplicata operosità, si mostrerà degna del privilegio>. Un annuncio ma anche un monito. Il poeta che ben conosce la situazione, teme le rivalità paesane, teme i contrasti che una simile decisione, da lui tanto desiderata e anche tanto peronata, potrebbe provocare tra pescaresi e castellammaresi. La situazione prima di quel 6 dicembre, era difatti questa. Da un lato del fiume, a sud, sorgeva Pescara: Borgo di pescatori con la sua fortezza, il bagno penale borbonico, i bastioni. Faceva parte della provincia di chieti. Sul lato nord, separata soltanto da un ponte di ferro che da poco aveva sostituito un ponte di barche, sorgeva Castellammare Adriatico: dal 1807, quando contava appena 3000 abitanti, aveva ottenuto l'autonomia da Pescara. Faceva parte della provincia di Teramo e con Teramo e le Marche commerciava i propri prodotti. Antiche e recenti rivalità dividevano i due centri, anche se tutti sapevano ormai da tempo che le sorti degli uni erano indissolubilmente legate a quelle degli altri. Tanto che già nel novembre del 1918 i consigli comunali delle due cittadine avevano votato, ciascuno per proprio conto, un ordine del giorno per affermare la volontà di unirsi in un'unica cittadina. Nessuna delle due voleva rinunciare soprattutto al proprio nome. un compromesso fu trovato all'insegna della storia e della geografia antiche: la nuova città si sarebbe chiamata ATERNO. Non finì così come si è visto. Già la mattina di quello storico 6 dicembre 1926 i castellammaresi insorsero. Scoppiarono violenti tumulti e risse lungo le strade e nei presi del ponte di ferro. Situazione instabile e preoccupante finchè un contributo notevole alla pacificazione venne da Gabriele D'annunzio. L'ennesimo colpo a effetto del poeta-soldato avvenne la mattina del giorno di San Giovanni del 1927. D'annunzio alla cloche dell'idrovolante Alcyone, sorvolò ripetutamente la città lanciando migliaia di volantini. Vi si poteva leggere <Cari miei fratelli, nell'acqua della pescara e nella vecchia pila di S. Cetteo, nella pila dove fui battezzzato. Oggi non sono abbastanza forte per discendere in mezzo a voi. Doveva questa essere una prova del mio cuore. Ma credo che il mio cuore cada. Cercatelo. Lo ritroverete. Fatene mille e mille parti e spargeteloin tutta la terra d'Abruzzi. E' semenza d'amore. Voi non avete bisogno se non d'amore concorde per ascendere alla grandezza che vi è destinata. Gabriele>
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