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E' l'estate 1976 e il Pescara s'appresta ad affrontare il campionato cadetto. L'allenatore Giancarlo Cadè, ex trainer del Verona, vuole affiancare al collaudato Piloni, un giovane portiere di sicuro affidamento e la scelta non può che cadere su quel biondino che proprio lui aveva fatto debuttare in Serie A, nel Marzo 1974 a Cagliari, nelle file dell'Hellas. Lui parte riserva, ma non avrebbe impiegato molto tempo per farsi apprezzare. Debutta, tra l'altro, nel corso della stagione, nell'Italia Militare che deve affrontare la fase finale del Campionato Mondiale, lui e Copparoni a contendersi la maglia titolare. E si arriva al mese di marzo dell'anno successivo. Una telefonata da casa, abita al Chievo, lo avverte che il fratello Antonio, solo diciottenne, aggredito da un male incurabile, sta morendo. Quando arriva, purtroppo, è già spirato. Non gli resta che cercare, con l'aiuto dell'altro fratello, Gianni, di lenire e consolare il dolore di due poveri genitori così duramente provati. I ragazzi si addormentano insieme, quella sera. Li trovano, al mattino, immobili. L'ossido di carbonio, entrato nella vecchia casa, se li era portati via. Mario, riporta una cronaca di quei giorni, «aveva lo sguardo dolce e sereno di sempre». Mario Giacomi era nato a Verona il 10/12/1949. Cresce calcisticamente nella Fiumeter-Folgore, una delle più belle espressioni del calcio giovanile di allora. Vera fucina di talenti diretta dall'intraprendente Paolo Maggiore, un autentico «monumento» per numerosi ragazzini veronesi. Nel 1964 passa al Verona e subito diventa protagonista. Nel 1965/66 con la squadra «Allievi» partecipa al Campionato di Categoria e vince il titolo nazionale. Nel 1967/68 è lui il titolare della «Primavera» che rivince il titolo italiano di categoria relativamente alle società di Serie B (l'Hellas aveva vinto anche nel 1966/67, il portiere allora era Bertucco). Dopo la trafila nelle giovanili, per due anni va a farsi le ossa tra i dilettanti a Legnago e Cerea, quindi ritorna in gialloblù. Detto del suo debutto in Serie A nel 1973/74 (l'anno della telefonata di Garonzi a Clerici) vi gioca 10 partite. E' confermato per il successivo Campionato di B dove colleziona 27 presenze fino alla «fatal Perugia» con quei due gol di Curi (altro sfortunato ragazzo) che gli tolgono il posto per darlo a Porrino, che sarà il portiere dello spareggio. Per concludere, Mario aveva classe, talento, qualche lacuna nelle uscite, forse, ma si era visto raramente un portiere così bello nel gesto atletico. Tratto dalla rubrica «Carl Attacks!» del 28.09.2006
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Inserita il: 02/02/2007
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