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Dopo il ko di Frosinone, sono arrivate tre vittorie consecutive, tutte per 1-0 e tutte con prestazioni incolore, dove da salvare c’è solo il risultato, che però è l’unica cosa che conta in termini di classifica che continua a sorriderci.
E’ vero che sarebbe fantastica con i punti persi per strada recentemente contro Vicenza, Spezia e Brescia (7 punti), ma è altrettanto vero che i nove punti racimolati nelle ultime tre gare con simili prestazioni, diciamo che pareggiano il conto (fossero stati tre 0-0 nessuno avrebbe avuto da ridire).
Si va verso questo finale di torneo in una situazione paradossale che forse solo a Pescara può accadere e che rende ancor più unica questa piazza. Infatti è sotto gli occhi di tutti che dopo aver vinto tre gare consecutive che ci hanno portato al quinto posto in classifica (con Lo Spezia) a sole quattro giornate dal termine, allo stadio il pubblico continua a latitare come mai era accaduto.
Come mai la piazza di Pescara da sempre sinonimo di numeri importanti in termini di presenze e di essere il dodicesimo uomo in campo è ridotto in questi termini, curva nord compresa? Eppure di periodi bui ne abbiamo vissuti parecchi, ma la parte centrale della curva è stata sempre piena anche con lo stadio deserto: come mai si è arrivati a questa situazione?
La domanda dovrebbero porsela in società (e in curva) e possibilmente cercare anche di darsi una risposta perché parte tutto da li, parte tutto dalla sciagurata stagione di A culminata lo storico record negativo di punti, da quel mercato di gennaio che indebolì a Bergodi la squadra salva (con la chicca Sculli capitano) che poi fece solo 2 punti in un intero girone, il tutto condito con atteggiamenti nei confronti dei tifosi alquanto “singolari”.
Di certo lo spettacolo che offre il Pescara di Baroni all’Adriatico è tutto fuorchè attrattivo e di certo non aiuta a riempire gli spalti: in molti dicono che il mister ha solo tanta fortuna e sinceramente vista la squadra all’opera in questo modesto campionato (dominato dal Carpi di Castori…) e con l’organico a disposizione, è difficile dargli torto.
Nessuno chiede un gioco spumeggiante, ma ci si accontenterebbe di avere un gioco: la sensazione è di vedere undici buoni giocatori in campo che non sanno di preciso cosa fare, ma fin quando si vince tutto va bene, tutto va accettato.
Ma ormai a quattro gare dalla fine dal campionato è folle pretendere di vedere un gioco, pertanto non resta che sperare nel fare più punti possibili affidandosi alla buona sorte che accompagna Baroni (e al miglioramento di condizione di qualcuno, su tutti Melchiorri); al resto dovrebbe pensarci il dodicesimo uomo in campo, ma finora è latitante.
Si può essere contro la società, contro l’allenatore, contro il non gioco, ma gli spalti non si abbandonano, la maglia biancazzurra è al di sopra di tutto e tutti e quando scende in campo all’Adriatico, ogni tifoso ha il dovere morale di sostenerla a prescindere.
Il proprio dissenso verso chicchessia lo si può, anzi lo si deve, esprimere allo stadio, non dal divano.
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Inserita il: 29/04/2015
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