Gino Pilota, mecenate dello sport. si è spento a 74 anni il 9 agosto
2008. E' stato protagonista della vita mondana e agonistica di Pescara
per quasi mezzo secolo. Nel 1987 vinse la Coppa dei campioni con la
Pallanuoto Sisley, ha lavorato per Benetton portando il marchio veneto
in Formula 1. Grande amico dei piloti Senna e Trulli.
Il terribile male che l’aveva aggredito se l’è portato via in poche
settimane. Gino Pilota non c’è più. Il grande imprenditore pescarese,
che in Germania e anche in Sudamerica era stato per anni “il signor
Benetton” e che ha fatto grande la pallanuoto a Pescara, è morto l’altra
notte in un letto della casa di cura “Pierangeli”. Aveva 74 anni. Il
bisturi aveva rivelato purtroppo una situazione troppo drammatica perché
Pilota potesse sperare. Situazione che a lui, per scelta della famiglia,
non era stata confessata. I funerali si tengono oggi alle 10 nella
chiesa di Maria Santissima madre di Dio, in contrada Pretaro, nella sua
Francavilla. Due anni fa aveva perso il fratello Italo.
Accostati alla sua figura, nella memoria degli amici e di chi l’ha
conosciuto, resteranno le immagini dei trionfi della pallanuoto con la
Sisley - memorabile il “grande slam” nell’87: primo scudetto, coppa
campioni e supercoppa europea quando Gino era “vice” del presidente
Gianni Santomo -; i suoi azzardi al Casinò, come quando sul tavolo verde
puntò la coppa dei campioni vinta a Berlino in casa dello Spandau o
quando in una sola notte a Sanremo perse sei miliardi di lire. Amava
anche il calcio e l’automobilismo, vantava una straordinaria amicizia
con Ayrton Senna, Trulli abita oggi in quella che era stata la sua
villa. Fu sempre lui, Pilota, a convincere Giovanni Galeone a firmare la
seconda volta per la panchina del Pescara.
«Vulcanico e sempre protagonista nel bene e nel male - così lo ricorda
Manuel Estiarte, ex stella della pallanuoto mondiale -. Pilota mi fu
presentato alla vigilia della finale con lo Spandau, la sera ci
ritrovammo tutti a festeggiare con lui in un locale di altissimo
livello. L’ultima volta l’ho incontrato due mesi fa, purtroppo i segni
del male affioravano già». Gino Pilota ha vissuto una “vita esagerata”
con al fianco la moglie austriaca Jutta Weinberger la cui riservatezza
era pari all’esuberanza del marito. «Grandioso e generosissimo con
tutti». Così Gabriele Pomilio ricorda l’amico scomparso. «I tedeschi
dello Spandau, nonostante la sconfitta dell’andata - racconta Gabriele -
erano talmente sicuri di vincere la coppa campioni che avevano preparato
il palco con i loro colori: vincemmo noi e Gino acquistò quel palco. Lui
era così». Epica è rimasta la vittoria della supercoppa europea, sempre
in quel magico 1987, a Zurigo, quando festeggiammo «con una cena al
ristorante rimasta negli annali».
E' grazie a persone come Gino Pilota se il nome di Pescara ha fatto il
giro del mondo. «E’ stato unico - a parlare è Gianni Santomo -, ha fatto
di tutto e di più. L’avevo visto in clinica, voleva che mi facessi dire
dal professor Luciano Leone la verità sulle sue condizioni. Se n’è
andato subito smettendo così di soffrire: ha fatto bene, l’ha messo in
c... al diavolo».
Addoloratissimo mister Giovanni Galeone: «Gli ho fatto visita pochi
giorni fa e ho capito che era l’ultima. A dirla tutta, vedere inerme su
quel letto una persona che ho conosciuto vigorosa ed entusiasta della
vita è stata una prova molto dura. Era lucidissimo, mi ha detto “Giovà,
stavolta è lunga”. La moglie Jutta mi aveva spiegato, non gli restava
molto. Non ho resistito e sono andato via. Ricordo di quando con lui
andammo per gli Europei in Germania, lo chiamavano “herr Benetton” e con
noi c’erano Brera e Sacchi - racconta Galeone -. In sua compagnia non
c’era modo di annoiarsi. Restai per un mese ospite nella sua villa e lì
mi convinse a firmare ancora per il Pescara. Purtroppo non potrò essere
ai funerali, Gino mi mancherà».
Il suo numero, il 32 rosso. La sua malattia, come raccontava lui
stesso, vincere: «Non ci sto a fare la comparsa». Gino Pilota, 74 anni,
è morto in una clinica privata a causa di un male che non è riuscito a
battere. Vulcanico, imprevedibile, Pilota ha fatto grande lo sport
abruzzese arrivando a vincere la coppa dei Campioni con la Pallanuoto
Sisley. Era il 1987, gli anni in cui Pilota era direttore generale della
Benetton tedesca e portò il marchio veneto a sponsorizzare una squadra
di Formula Uno. È di quegli anni l’amicizia con Senna, lo scomparso
campione Ferrari spesso ospite della sua villa di Francavilla, poi
venduta a Trulli, e sono di quegli anni le feste e le follie che hanno
fatto di lui un personaggio unico: come quando, al Casinò di Berlino,
puntò la Coppa appena vinta sul 32 rosso.
«Una serata che non scorderò mai», dice Franco Di Fulvio, uno dei
giocatori di allora. «Momenti unici, irripetibili», che accomunano tutti
gli amici e gli atleti che questa mattina alle 10 si stringeranno alla
moglie Jutta nella parrocchia di contrada Pretaro, a Francavilla. «Gino
è stato un mecenate dello sport, amatissimo da tutti i suoi giocatori»,
ricorda Gabriele Pomilio, fondatore della pallanuoto pescarese che
quattro giorni fa lo ha salutato per l’ultima volta. «Sapeva suscitare
grandi entusiasmi, uno sportivo nonostante si arrabbiasse da morire
quando perdevamo».
E Pomilio si diverte ancora mentre ricorda la sera «della famosa Coppa
Campioni vinta a Berlino: loro avevano prep
arato un banchetto pazzesco sicuri di vincere, invece vincemmo noi. E
Gino si ricomprò tutto quel banchetto». E ancora: «Per dire che cos’era:
in un Capodanno favoloso a casa sua con tutta la squadra, nell’andare
via, l’allenatore, Trumbic, ebbe un incidente. Tornò indietro tutto
spaventato, e Gino gli ricomprò la macchina».
«Un periodo importante, bello, intenso», ricorda l’allora capitano
Manuel Estiarte, «Gino è sempre stato molto vicino allo sport, alla
pallanuoto, fino agli ultimi scudetti». La stessa passione che aveva
provato a mettere qualche anno prima nel calcio quando, nel campionato
di B 1983-1984 fu vice presidente del Pescara di Tom Rosati: «Mi
accorsi», raccontò lui stesso al Centro qualche anno fa, «che gli altri
soci volevano il mio apporto finanziario, ma non digerivano la mia
figura, io che davo gratis i biglietti ai giovani». E allora Gino, «il
mecenate», si butta sull’allora Libertas pallanuoto che diventa prima
Jeans West e poi Sisley e Mall Cus D’Annunzio. E in città tra scudetti e
Coppe scoppia la febbre della pallanuoto. È la metà degli anni Ottanta,
e insieme alle Naiadi è anche lo stadio Adriatico a riempirsi, per il
Pescara di Galeone.
Il giro è lo stesso, le feste e i momenti di goliardia anche: «Tutti
quelli che hanno vissuto vicino a lui hanno goduto della sua
generosità», ricorda Giovanni Galeone che giovedì è stato a trovare
Pilota, «una persona incredibile: come quando si fece arrivare un aereo
per andare, io e lui, al Gran Premio del Belgio subito dopo la partita
del Pescara. Un personaggio unico».
tratto dal quotidiano Il centro |